
Cima Villacorna - dal ghiacciaio del Dosegù con rientro dalla Punta di Sforzellina
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Fino all’imbocco del pendio la via di salita è la medesima del San Matteo o del Monte Mantello. Dal rifugio Berni al passo di Gavia (m 2541) si scende alcuni metri attraversando il ponte sul Frodolfo per poi percorrere in direzione NE il pian Bormino puntando poi in salita verso l’evidente sella posta sulla spalla NW della Punta di Sforzellina (m 3099). Giunti alla sella, m 2637 circa, si punta verso il fondovalle della val Dosegù, perdendo 50 e più metri di quota. Si risale poi la valle tenendo sempre la sinistra orografica fino a dover risalire, senza traccia obbligata, il pendio alla nostra destra e guadagnare il pianoro superiore. Qui verso destra si apre la Vallombrina, noi invece puntiamo a sinistra verso il ghiacciaio del Dosegù. Procediamo su debole, ma costante pendenza fino a trovarci di fronte a noi il fronte del ghiacciaio con i suoi imponenti seracchi. Qui risaliamo verso destra senza portarci troppo vicini alla zona seraccata che presenta crepacci, che ad ora appaiono comunque ben chiusi. Dopo questo breve strappo la pendenza torna lieve e proseguiamo nuovamente verso il cuore del ghiacciaio, sempre sul lato destro ai piedi dei pendii rocciosi soprastanti della cima di Vallombrina. Ora la nostra cima appare visibile, sebbene un tutt’uno con la cresta che la collega alle vette adiacenti, Vallombrina e Mantello. Giunti a quasi 3300 metri di quota sulla destra si nota l’erto pendio NW, 40° circa, che porta alla visibile cima. Da qui alla vetta la via è senza percorso obbligato, sci ai piedi. La discesa avviene per la stessa via di salita fino a quota 2700 metri circa. Qui invece di abbassarsi nel fondovalle si punta la parete finale NE della Punta di Sforzellina e la vicina spalla NW, ben visibili entrambe. La prima parte è abbastanza intuibile e agevole fino a quota 2900 metri circa. Qui la pendenza aumenta considerevolmente ed è necessario procedere a piedi puntando verso la vetta rimanendo nei pressi della spalla oppure guadagnare direttamente la spalla. Risalendo la parete la pendenza aumenta fino a toccare probabilmente i 50°. Sotto la vetta conviene comunque guadagnare la spalla e giungere su pendenze attorno a 35° alla vetta. La discesa avviene per il pendio NW, 35°-40°, che guarda verso il rifugio Berni. Persi un centinaio e più di metri è necessario mantenersi verso la spalla fino quasi a raggiungerla, oppure puntare il canale che si mostra sotto di noi porta allo stesso modo al pendio sottostante. In ogni caso non bisogna portarsi in direzione del Corno Tre Signori dove il pendio, soprattutto con minor innevamento, presenta maggiori tratti rocciosi e passaggi più angusti e potenzialmente esposti. Da qui in poi, m 2850 circa, la via di rientro è abbastanza libera e su pendenze variabili. (By Giacomo Clickalps Meneghello)

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